Siccità Nord Italia

Siccità in Italia settentrionale, lo studio della Commissione Europea

di Chiara Petrelli, Davide Serpelloni

 

Gli eventi estremi quali siccità e ondate di calore sono sempre più frequenti anche in Italia. Un ultimo studio  del Global Drought Observatory (GDO) del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea, pubblicato a marzo 2022, conferma questo trend. La pubblicazione evidenzia come le conseguenze di tali eventi stiano già impattando sulla nostra vita. “Nei prossimi anni e decenni sarà difficile avere situazioni ottimali, considerando le proiezioni dei modelli climatici. L’adattamento e la gestione delle risorse sono essenziali”. Questo è il commento di Andrea Toreti*, Team Leader dell’Analytic Report – Drought in Northern Italy del GDO. Gli effetti sociali ed ambientali, in assenza di una strategia efficace di adattamento, possono essere devastanti per gli ecosistemi e in termini di impatti economici. Bisogna intervenire su più livelli, creare sinergie utili a mitigare i cambiamenti climatici. Nel breve e lungo periodo, gli usi rivali dell’acqua, e quindi la competizione per la stessa, possono aggravare la situazione già precaria del sistema di approvvigionamento idrico italiano. 

Gli eventi di siccità, una nuova condizione climatica

Le precipitazioni mensili totali sono il fattore principale per comprendere i fenomeni di siccità e ondate di calore. I cambiamenti climatici stanno portando ad una intensificazione degli eventi estremi. Lo studio sulla siccità nell’Italia settentrionale evidenzia questa tendenza e i relativi impatti.Non è la prima volta che nella storia recente il nostro paese vive periodi di questo tipo. L’inverno 2021/22 sembra essere il più secco degli ultimi dieci anni, con condizioni più calde del solito (+2,1°C) e un deficit di precipitazioni del 65% rispetto alla media misurata dal 1991 al 2020. La crisi idrica di quest’anno non ha nulla da invidiare alle annate siccitose peggiori degli ultimi trent’anni – la più recente del 2018/19 e quella del 2006/07 – le cui scarse precipitazioni hanno portato le regioni del Centro-Nord a dichiarare lo stato di emergenza per allarme idrico nell’invaso del fiume Po.

GDO siccità

Indicatori e aree impattate nel bacino del fiume Po

Tra gli indicatori rappresentati, lo studio del GDO definisce il CDI (Indicatore Combinato di Siccità) per identificare le aree potenzialmente impattate nel prossimo futuro da siccità agricola. Le aree del bacino del fiume Po ricadono nelle classi di siccità primarie dell’indice CDI di “Watch” (Guardia) o “Warning” (Allerta), che indicano precipitazioni inferiori al normale e conseguenti segni di stress sulla vegetazione. Al momento, considerando le stime meteorologiche per i prossimi tre mesi, siamo lontani dalla classe CDI di “Recovery”, che individua lo stadio di recupero completo della vegetazione. Secondo l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel distretto padano, questa situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi all’inizio del periodo di irrigazione delle coltivazioni perché la domanda d’acqua sarà significativamente superiore alla disponibilità. Il fiume Po e i suoi principali affluenti sono già ora a livelli molto bassi e gli esperti si aspettano una ricarica limitata derivante dallo scioglimento dei ghiacciai: l’acqua disponibile in forma di neve delle Alpi italiane nord-occidentali è a circa il 37% delle condizioni medie. Inoltre, la ridotta portata d’acqua sta già favorendo il fenomeno di risalita del cosiddetto cuneo salino all’interno della foce: tanto più è ridotta la portata d’acqua dolce in un fiume quanto è maggiore la tendenza dell’acqua marina a penetrare all’interno della foce. L’intrusione di acqua marina nel Delta del Po potrebbe causare impatti sugli habitat naturali e rendere difficile o impossibile derivare acqua per l’irrigazione, sia dai canali che dalle falde acquifere superficiali.

 

Le conseguenze nei settori socio-economici

Il bacino idrografico del Po è risorsa indispensabile e punto nevralgico dell’economia nazionale. Le attività produttive insediate nella Pianura Padana occupano il 46% dei posti di lavoro del nostro Paese e circa il 40% del prodotto interno lordo italiano. L’assenza prolungata di precipitazioni può avere impatti enormi sugli ecosistemi ed in tutti i settori economici. I prossimi mesi saranno determinanti: qualora le piogge non fossero sufficienti a ridurre il deficit idrico accumulato, si potrebbe manifestare una diminuzione sia della produzione agricola sia della produzione energetica. 

La siccità in corso sta infatti influenzando il volume di acqua immagazzinato per la produzione di energia idroelettrica. I livelli in molti bacini sono al di sotto dei valori storici minimi, con un valore di energia immagazzinata inferiore del 28,2% rispetto alla capacità totale di stoccaggio. L’attuale livello degli invasi idroelettrici potrebbe quindi aggravare la situazione del mercato elettrico italiano, che sta già vivendo prezzi all’ingrosso da record. Per quanto riguarda il settore dell’approvvigionamento alimentare, secondo l’ultima edizione del Bollettino del JRC-MARS sul monitoraggio delle colture in Europa pubblicato il 21 marzo 2022, le colture invernali nel nord Italia sono ancora in condizioni normali, ma la mancanza d’acqua sta riducendo il potenziale di rendimento. Quest’anno si è iniziato ad irrigare prima del tempo e questo significa che la competizione per l’acqua inizierà prematuramente, con possibili effetti negativi sull’area coltivata a riso. Il picco di domanda d’acqua, che si verificherà come al solito a maggio, causerà ulteriore stress tra i produttori a causa della sovrapposizione di tale domanda per le colture di riso e di mais.

 

Le azioni da intraprendere per rispondere alla crisi

“La competizione per le risorse idriche emerge chiaramente in situazioni di siccità. L’unico modo per fronteggiarla è quello di avere strategie di gestione e di adattamento ben definite. Le priorità possono cambiare dal momento in cui si verifica la siccità, ed anche dall’intensità dell’evento.” spiega a Water Grabbing Observatory Andrea Toreti, Team Leader dell’Analytic Report – Drought in northern Italy. Per tali motivi sono fondamentali il monitoraggio e la previsione di questi eventi, così come la riduzione del rischio, degli impatti e la gestione delle emergenze. Considerando le proiezioni dei modelli climatici nei prossimi anni e decenni siamo lontani da avere situazioni ottimali. L’adattamento e la gestione delle risorse sono essenziali. Il sovrasfruttamento della risorsa, senza un piano d’azione comune a lungo termine, può quindi intensificare la corsa all’accaparramento d’acqua. Il punto di non ritorno purtroppo è molto vicino, e gli effetti sociali ed ambientali possono essere devastanti se non riusciremo a ridurre le emissioni di gas serra e il riscaldamento globale associato” conclude Toreti. “Questi eventi di siccità estrema potrebbero diventare la nuova normalità verso metà secolo. Bisogna agire a livello europeo, nazionale, regionale, ma anche locale coordinando il lavoro scientifico con quello delle parti sociali.”


* Le opinioni qui espresse non rappresentano necessariamente la posizione ufficiale della Commissione Europea

Qui il link allo studio completo

Foto di copertina: © Chiara Petrelli – Delta del Po di Volano, 2021