Il destino dell’ultimo fiume selvaggio d’Europa: il Vjosa National Park

 

di Valeria Pagani  – Photo Credit: Valeria Pagani

 

Firmato dal governo albanese un memorandum per la creazione del parco nazionale della Vjosa, l’ultimo fiume a flusso libero d’Europa. Dopo più di un decennio di concessioni rilasciate dal governo per la costruzione di impianti idroelettrici – mai veramente realizzati grazie alle pressioni di organizzazioni ambientaliste e cittadini – il fiume si trova a un passo dalla creazione di una legge per la sua tutela. Ma le visioni di governo e società civile sul futuro della Vjosa sembrano essere divergenti.

La firma dell’accordo per la creazione del parco nazionale
L’eco del grande valore ecologico della Vjosa è arrivato a risuonare con forza anche oltre i confini del continente europeo, galoppando veloce sulle onde del web. Dopo anni di strenue battaglie combattute dai cittadini e dalle organizzazioni ambientaliste per contrastare i progetti di costruzione di più di trenta dighe lungo il corso e i suoi affluenti, l’ultimo fiume selvaggio d’Europa è a un passo dal potersi dire definitivamente libero di scorrere. Il 13 giugno, infatti, il governo albanese ha firmato un memorandum d’intesa per la creazione del Parco Nazionale della Vjosa. Il cofirmatario seduto all’altro capo del tavolo era il CEO del noto brand di abbigliamento sportivo Patagonia, società che da tempo devolve l’1% del fatturato annuo nella salvaguardia dell’ambiante.

L’accordo ancora non implica la stesura di una legge per la tutela dell’intero bacino fluviale, ma è certo un primo passo perché questo possa accadere. “La firma del contratto è stata la parte facile ed ora inizia il lavoro duro.” – confessa Ryan Gellert, Ceo di Patagonia – “Ci muoveremo il più velocemente possibile per convocare degli esperti che avranno il compito di redigere un framework per la creazione del parco seguendo gli standard dell’IUCN, ma ci prenderemo anche il tempo necessario. Ora abbiamo sottoscritto il memorandum, ma abbiamo ancora molto da capire.” Il gruppo di lavoro formato da scienziati ed esperti avrà il compito di condurre ricerche sul campo per conoscere l’effettivo valore ecologico del fiume, per poi redigere un piano nel quale stabilire i livelli di protezione delle diverse aste fluviali (se core o buffer) e le potenzialità per creare un indotto derivante dall’ecoturismo. L’idea è quella di proteggere il flusso libero della Vjosa e dei suoi affluenti, vietando la costruzione di dighe e impianti idroelettrici e promuovendo attività di kayaking e di educazione, con tanto di ranger e guide ambientali.

La tutela del flusso libero dei fiumi in Europa
Ciò che rende unica la Vjosa è il suo valore ecologico: la dinamica fluviale e i processi ecologici sono rimasti quasi totalmente indisturbati lungo il corso principale e lungo quasi tutti gli affluenti. Ovvero sul suolo albanese quasi nessuna diga è stata costruita (esistono quattro derivazioni lungo alcuni degli affluenti minori) e quasi nessun argine alzato. L’ecosistema ospita più di 1.100 specie animali, tra cui 13 minacciate a livello globale, e lungo il corso medio il letto del fiume si estende per più di due chilometri di ampiezza. Con migliaia di centrali in progetto nel prossimo futuro, la questione della salvaguardia degli ultimi fiumi integri d’Europa si fa sempre più urgente.

Attualmente all’interno dell’Unione non esiste una legislazione che preveda una protezione rigorosa del flusso libero dei corpi idrici: la direttiva quadro sulle acque (WFD) e la direttiva Habitat – che si concretizza nella rete Natura 2000 – non vietano infatti la costruzione di impianti idroelettrici lungo i corsi fluviali o nelle aree protette, né lo fa la designazione a patrimonio UNESCO. Ad oggi i regimi di salvaguardia del carattere libero e senza sbarramenti dei corsi d’acqua si trovano solo all’interno della legislazione nazionale. La prima legge sulla protezione di un fiume in Europa risale al 1976, anno in cui il governo sloveno ha deciso di tutelare permanentemente l’alto Isonzo dallo sviluppo dell’idroelettrico. Sono seguite poi leggi in Finlandia, Svezia, Norvegia e Spagna, che hanno promosso la salvaguardia di porzioni di corsi idrici, anche estese, ma mai nella loro totalità insieme agli affluenti.

La visione delle organizzazioni ambientaliste: Vjosa wild river national park
“Da oggi la Vjosa non è ancora un parco nazionale, ma siamo a un passo dalla sua creazione. Ci stiamo muovendo verso qualcosa che non è mai stato stabilito in Europa, un Wild River National Park, che protegge il fiume nella sua interezza, lasciandolo a flusso libero insieme ai suoi affluenti.” – afferma Ulrich Eichelmann, CEO di Riverwatch. Questa è la visione delle organizzazioni ambientaliste, tra cui Riverwatch, EcoAlbania ed Euronatur, che già nel 2013 avevano lanciato la campagna “Save the blue heart of Europe” per proteggere i corsi d’acqua dell’area balcanica dalla costruzione di oltre 3400 dighe. Dopo anni di mobilitazioni che hanno coinvolto scienziati e attivisti da tutto il mondo per sensibilizzare la popolazione e fare pressione sul governo, ora sembra abbiano quasi raggiunto il loro obbiettivo. Dovranno però attendere la fine dei lavori del gruppo di ricerca per capire quale sarà la volontà effettiva del governo schipetaro.

La visione del governo: un parco per lo sviluppo turistico della valle
“Oggi noi abbiamo la piena volontà di dichiarare la Vjosa parco nazionale,” – dichiara Mirela Kumbaro, ministro dell’ambiente e del turismo albanese – “ma non vogliamo un parco che sia abbandonato dalla gente perché limitato nello sviluppo dell’attività umana.” Durante il suo discorso al teatro dell’Opera di Tirana il ministro si focalizza sul progetto per uno sviluppo sostenibile dell’area che si fondi sul connubio inscindibile tra uomo e natura, tra gli abitanti della valle e la Vjosa stessa, non menzionando mai il concetto di wild river. Intuite le potenzialità di uno sviluppo turistico della valle, si presume che il governo metterà tutte le sue carte in tavola per metterle a frutto. E intanto le prime controversie già si palesano.

Il 2 Febbraio del 2018 il parlamento albanese ha approvato la costruzione di un aeroporto internazionale nell’area in cui il fiume sfocia nell’Adriatico, tra la Laguna di Narta e la foce della Vjosa, area protetta riconosciuta come importante habitat per molte specie di uccelli migratori. Durante la fase di pianificazione del progetto e la selezione del sito dell’aeroporto, nessun tipo di consultazione o discussione con cittadini e altri portatori di interesse hanno avuto luogo. Intanto anche nell’area di Permet, lungo il corso medio del fiume, la società Shell ha già avviato la ricerca di sorgenti di petrolio e gas naturale. Questioni che lasciano incertezze sulla volontà del governo di portare avanti un piano realmente fondato sul concetto di sostenibilità. Ma per ora una cosa è certa, ci vorrà tempo prima che il parco nazionale diventi ufficiale, ma se venisse realizzato sotto il concetto di Wild River National Park, diventerebbe un progetto faro, non solo per i Balcani, ma per l’Europa intera.