Falde acquifere: uno strumento per monitorare le contaminazioni da arsenico

di Christian Elia

Nel mondo sarebbero fino a 220 milioni le persone a rischio a causa della presenza di arsenico nell’acqua che bevono. Presenza dovuta, secondo uno studio pubblicato dalla rivista Science, alle caratteristiche naturali del sottosuolo di alcune regioni.

Si tratta, per il 94 per cento, di persone che vivono in Asia. Secondo lo studio, la situazione è particolarmente grave in Asia centrale e meridionale e in alcune aree dell’America Latina. L’arsenico e molti dei suoi composti sono usati come erbicidi e insetticidi.

Il modello di rischio, sviluppato dal ricercatore dell’Eawag (Swiss Federal Institute of Aquatic Science and Technology) Joel Podgorski, ha portato alla realizzazione di una mappa che individua, usando nuovi parametri, le regioni in cui la presenza di arsenico registra una maggiore probabilità e include anche luoghi in cui non sono state effettuate analisi sulla qualità dell’acqua.

Oggi, un terzo della popolazione mondiale ottiene l’acqua potabile e l’acqua per l’irrigazione dalle riserve di acqua sotterranea. La crescita della popolazione mondiale e la scarsità idrica dovuta ai cambiamenti climatici fanno sì che la pressione su questa risorsa sia in continuo aumento. Tuttavia, molti pozzi sono contaminati da arsenico naturale. Se ingerito per un lungo periodo di tempo, il metalloide può causare danni al fegato, ai reni e al cuore, oltre al cancro.

Coordinato da Michael Berg, il team dell’Eawag’s, aveva già effettuato diversi studi per determinare l’entità della contaminazione da arsenico delle falde acquifere sotterranee: in primo luogo, i ricercatori hanno trovato concentrazioni di arsenico tossico nelle acque sotterranee durante i lavori sul campo in Cambogia, Vietnam e nella regione amazzonica. Hanno poi sviluppato mappe regionali del rischio sulla presenza dell’arsenico per la Cina, il Pakistan e il Sud-Est asiatico.

Ora i ricercatori dell’Eawag, guidati dal geofisico Joel Podgorski, hanno sviluppato un modello di rischio globale, basato su un algoritmo alimentato con gli ultimi dati sulla geologia, le proprietà del suolo, il clima e circa 200mila misure specifiche di concentrazione di arsenico.

“Il risultato è la mappa del rischio più accurata e dettagliata mai realizzata fino a oggi sulla scala globale dell’inquinamento delle acque sotterranee da arsenico”, ha spiegato a Science Podgorski, autore principale dello studio. Oltre ai parametri geologici, nel modello di rischio sono inclusi anche i dati sulla densità di popolazione e le statistiche sull’utilizzo delle acque sotterranee. I ricercatori hanno così potuto calcolare che tra 94 e 220 milioni di persone sono potenzialmente interessate dalla contaminazione da arsenico dell’acqua potabile.

La mappa sviluppata ha permesso di monitorare i rischi di aree che, fino a oggi, non erano note per le contaminazioni da arsenico nelle falde. Mentre da tempo per l’Asia meridionale e il Sud-Est asiatico il rischio era noto, lo studio evidenzia i pericoli anche in alcune porzioni dell’Asia centrale, del Sahel e di altre regioni dell’Africa, indicandole come regioni potenzialmente contaminate dall’arsenico.

Tuttavia, i modelli hanno una risoluzione troppo bassa per determinare la contaminazione da arsenico dei singoli pozzi d’acqua sotterranea. “Queste mappe servono come base per determinare dove devono essere condotti test mirati sull’arsenico”, precisa Michael Berg.

E questo resta il punto: investire nei test, mettere in sicurezza le persone, contrastare in ogni modo lo sfruttamento e l’inquinamento delle falde. La mappa è uno strumento che sarà tanto più utile quanto più porterà a investimenti in prevenzione e bonifica.